martedì 5 gennaio 2010
che cos è il gohonzon?
Il giorno che riceviamo il Gohonzon è un avvenimento molto importante perché da quel momento in poi confermiamo la decisione di intraprendere una meravigliosa strada, quella della fede, che ci porta alla Buddità.
Ma cosa c'è scritto nel Gohonzon, che è la nostra vita? Al centro di questa pergamena sono iscritti i sette caratteri di Nam-myoho-renge-kyo, seguiti dal nome Nichiren per indicare l'identità di persona e Legge. Gli altri ideogrammi sono per lo più nomi di personaggi scelti dal Daishonin per rappresentare tutte le funzioni positive e negative inerenti alla nostra vita, ma «illuminate dai cinque caratteri della legge mistica, rivelano la natura illuminata che possiedono intrinsecamente» (Il vero aspetto del Gohonzon, SND, 4, 202).
Quindi recitare Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon in qualsiasi condizione spirituale o materiale nella quale ci troviamo, ci permette di innalzare il nostro stato vitale e manifestare la nostra Buddità: è la Cerimonia nell'aria alla quale prendiamo parte tutte le volte che facciamo Gongyo e Daimoku.
In molti suoi scritti il Daishonin ci indica uno dei fattori più importanti per sviluppare la nostra fede nel Gohonzon e poterlo comprendere e cioè che non è qualcosa che esiste staccato da noi. Ad esempio nel Gosho Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza afferma: «Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo, ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma qualche insegnamento imperfetto» (SND, 4, 4).
In un certo senso tutto ciò è veramente difficile da comprendere, dal momento che noi tutti percepiamo il Gohonzon come un oggetto del nostro ambiente e siamo naturalmente portati a fare una distinzione tra ciò che sta dentro di noi e ciò che è al di fuori. Recitare rivolgendosi a qualcosa "al di fuori" somiglia in qualche modo all'idea di venerare un idolo. L'uomo per troppo tempo ha continuato a tracciare una linea di demarcazione tra queste due cose, è tutto ciò è stato sempre causa di enormi sofferenze, credendo che la risposta ai problemi dell'esistenza stesse nel modificare l'ambiente piuttosto che in un cambiamento radicale e profondo della propria vita.
Siamo noi, e solo noi, che possiamo cambiare ogni situazione, anche la più disperata ed è per questo che è importante proteggerlo, perché è l'unico mezzo che abbiamo per fare la nostra rivoluzione umana.
La cosa fondamentale che il Daishonin ci insegna è che per far "funzionare" il Gohonzon dobbiamo sempre guardare noi stessi perché il suo grande potere si trova nell'incredibile saggezza e fortuna che quando recitiamo Gongyo e Daimoku sgorgano dalla nostra vita. Quindi non dobbiamo commettere l'errore che facciamo spesso nei riguardi della pratica buddista, cioè oltre a credere che il Gohonzon sia al di fuori di noi, pensare che la Buddità si trovi in qualche altro posto o situazione; dovremmo riflettere su questi aspetti, sia che si pratichi da poco tempo o da tanti anni altrimenti come ci ricorda il Daishonin:
«Se cerchi l'Illuminazione al di fuori della tua mente, qualsiasi disciplina o buona azione sarà priva di significato. Per esempio, un povero non potrà guadagnare un centesimo contando le ricchezze del suo vicino, anche se lo fa continuamente giorno e notte» (SND, 4, 4).
Quindi aver incontrato la pratica buddista è una immensa fortuna che va saputa apprezzare perché possiamo veramente costruire delle vite piene di gioia e lasciare dietro di noi dei meravigliosi ricordi.
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