lunedì 29 marzo 2010

veleno in medicina

«Sii fermamente deciso a risvegliare il grande potere della fede e recita Nam-myoho-renge-kyo con la preghiera che la tua fede continui a essere ferma e corretta anche nel momento della morte; non cercare mai un modo diverso da questo per ereditare la Legge fondamentale di vita e morte. Questo è il significato di "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e di "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana". Anche abbracciare il Sutra del Loto sarebbe inutile senza l'eredità della fede. Ti spiegherò ancora dettagliatamente in un'altra occasione.
Con mio profondo rispetto,
Nichiren,
lo shramana1 del Giappone
L'undicesimo giorno del secondo mese del nono anno di Bun'ei (1272)
Segno ciclico mizunoe-saru.
Risposta all'Onorevole Sairen-bo».2

Il potere benefico della Legge mistica è incommensurabile. Continuando a praticare correttamente come insegna Nichiren possiamo conquistare il supremo stato della Buddità nell'attuale e irripetibile esistenza. Nella parte finale dell'Eredità della Legge fondamentale della vita il Daishonin spiega qual è la chiave della fede corretta per ereditare la Legge e ci esorta a condurre una vita straordinaria.
Soltanto la Soka Gakkai ha ereditato da Nichiren la Legge fondamentale di vita e morte, sostenendo e praticando correttamente il suo insegnamento e diffondendolo ampiamente in tutto il mondo in accordo con le sue istruzioni. Ecco perché il potere infinito della Legge mistica sgorga potentemente nella vita di ciascuno di noi che ci stiamo impegnando per kosen-rufu.
Quando facciamo emergere la grande gioia che scaturisce dalla consapevolezza di essere entità della Legge mistica, possiamo trasformare anche le sofferenze e i problemi più ostinati in saggezza, e usarli come fonte per la creazione di valore. Possediamo dentro di noi il potere fondamentale di superare qualunque circostanza avversa o situazione di stallo apparentemente insormontabile. Se crediamo con incrollabile certezza nel nostro potere innato di "trasformare il veleno in medicina"3 - il potere di trasformare qualunque avversità o sofferenza in un trampolino di lancio verso la felicità assoluta - non avremo nulla da temere.
La Legge mistica è il mezzo fondamentale per tirare fuori l'illimitato potere che possediamo dentro di noi. Questo potere ci consente di trasformare le illusioni e i desideri in saggezza, proprio come il fuoco brucia la legna per produrre la luce. Possiamo trasformare una vita segnata dalle sofferenze di nascita e morte in una vita pervasa da una gioia vibrante e illimitata, proprio come la luce del sole primaverile scioglie il ghiaccio e la neve per creare una fluida corrente d'acqua.
Trasformare se stessi: questo è l'oggetto principale del Buddismo. Il Buddismo di Nichiren è l'insegnamento per trasformare concretamente la nostra vita. Tutto parte da noi e dalla nostra rivoluzione umana. Questo costituisce il fondamento del Buddismo del Daishonin e delle attività della Soka Gakkai.
Nel passo conclusivo dell'Eredità della Legge fondamentale della vita il Daishonin sembra dirci: «Risvegliati all'infinito potere che possiedi!»; «Recita Daimoku con la ferma convinzione che puoi realizzare una vita meravigliosa, colma di grande soddisfazione!»; «Questo è di per sé la vera eredità». La conclusione della lettera chiarisce che «l'eredità della fede» è il solo mezzo attraverso cui possiamo accedere all'eredità del conseguimento della Buddità.
Nell'Eredità della Legge fondamentale della vita pulsa lo spirito fondamentale di mettere in grado tutte le persone di realizzare l'Illuminazione; è un'opera permeata dal grande e compassionevole desiderio del Daishonin di permettere a tutti gli esseri umani di condurre vite di suprema felicità.
Nel capitolo precedente abbiamo studiato il passo in cui il Daishonin dichiara che sta portando avanti la pratica del bodhisattva Pratiche Superiori, che ha ereditato la Legge di vita e morte e ha giurato di apparire nell'Ultimo giorno. Questo fatto testimonia chiaramente che la grande Legge non è stata stabilita da nessun altro se non da Nichiren, il maestro della causa originale.
Nel passo conclusivo Nichiren espone gli elementi essenziali della fede, necessari nell'Ultimo giorno per ereditare direttamente da lui la Legge per conseguire la Buddità: «il grande potere della fede», «una mente salda e corretta al momento della morte», «la consapevolezza che le illusioni e i desideri sono Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana» e «l'eredità della fede».4 In questo capitolo discuterò questi principi e come metterli in pratica.

La trasformazione interiore è il cuore dell'eredità della Legge

Innanzitutto il Daishonin dice: «Sii fermamente deciso a risvegliare il grande potere della fede», mettendo in evidenza che «il grande potere della fede» è la base fondamentale per accedere all'eredità della Legge. «Sii fermamente deciso» implica una determinazione e un impegno consapevole. Si potrebbe affermare che «il grande potere della fede» indica la capacità di tornare nuovamente a dedicarci e a raccogliere una fede rinnovata nel nostro cuore.
Successivamente il Daishonin spiega che cosa dobbiamo fare concretamente nella nostra pratica buddista: «Recita Nam-myoho-renge-kyo con la preghiera che la tua fede continui a essere ferma e corretta anche nel momento della morte».
Nei capitoli precedenti abbiamo discusso ampiamente l'importanza di avere un atteggiamento nella fede fermo e corretto al momento della morte (vedi in particolare la sesta puntata, Buddismo e società, n. 128, p. 65 e segg.). Concludere la propria vita con un senso di grande appagamento e serenità come risultato della nostra fede nella Legge mistica, senza essere turbati dall'impedimento della morte o delle altre funzioni demoniache, conduce al conseguimento di una condizione illimitata di felicità che durerà per tutta l'eternità.
Come abbiamo visto in precedenza, per avere una mente salda e corretta al momento della morte è cruciale impegnarci giorno dopo giorno, mese dopo mese con lo spirito che "adesso è l'ultimo momento della propria vita" - vivendo in modo tale da non avere rimpianti. Per ottenere questo stato della mente, il Daishonin ci insegna ad approfondire le nostre preghiere ogni giorno e a perseverare con la determinazione di praticare con tutto il cuore. Ci informa, inoltre, che non c'è altro modo di ereditare la Legge fondamentale di vita e morte se non praticando correttamente il Buddismo, raccogliendo «il grande potere della fede» e recitando Nam-myoho-renge-kyo per la felicità nostra e degli altri, fiduciosi che avremo una mente salda e corretta al momento della morte.
In questa parte conclusiva del Gosho, il Daishonin concentra l'attenzione su cosa dobbiamo fare per ottenere l'Illuminazione.
Il Buddismo della causa originale propagato dal Daishonin è l'insegnamento che permette alle persone vive e reali di realizzare la causalità per il conseguimento della Buddità. Le persone sono il fondamento e ogni persona è importante. Se non mettiamo in pratica lo spirito di dare valore a ogni individuo, qualunque discorso sull'eredità della Legge, per quanto elevato, non sarà altro che mera teoria.
Coloro che praticano il Buddismo del Daishonin devono avere la consapevolezza e la fiducia di poter cambiare la propria vita a un livello profondo. La ragione per cui Nichiren dice: «Non cercare mai un modo diverso da questo per ereditare la Legge fondamentale di vita e morte» è che l'eredità della Legge non esiste se non nella fede nel Buddismo della causa originale, che mette in grado ogni persona di trasformare se stessa dal profondo e conseguire la Buddità in questa vita, attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo.
In che modo possiamo trasformare veramente la nostra vita? Quale tipo di stato vitale possiamo ottenere attraverso la fede? Il Daishonin lo chiarisce: «Questo è il significato di "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e di "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana"». In altre parole, raccogliere il grande potere della fede e recitare Nam-myoho-renge-kyo con la preghiera che la nostra fede sia ferma e corretta al momento della morte significa di per sé che stiamo mettendo in pratica i principi secondo cui "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana". Ottenere questo stato vitale è il vero beneficio del Buddismo del Daishonin.
Attraverso il potere di una fede forte e incrollabile e la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, possiamo trasformare le illusioni e le sofferenze in mezzi per sviluppare una saggezza creatrice di valore, e stabilire uno stato interiore di completa fiducia e gioia.
Lo stato della mente capace di percepire le illusioni e i desideri come Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte come Nirvana corrisponde al conseguimento della Buddità nella propria forma presente. Ed è anche il grande beneficio di "trasformare il veleno in medicina". Nel Buddismo della causa originale di Nichiren tutte le persone, attraverso il potere della fede, possono forgiare nella profondità della loro vita il grande e indistruttibile stato della Buddità.
Consideriamo il significato dei principi secondo cui "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana". Entrambi i principi esprimono le funzioni trasformatrici della vita. "Le illusioni e i desideri sono Illuminazione" significa che la saggezza per conseguire la Buddità (o Illuminazione) si manifesta nella vita dominata dalle illusioni e dai desideri. "Le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" significa che lo stato di vera pace e tranquillità del Budda (o Nirvana) si manifesta nella vita di coloro che sono afflitti dalle sofferenze di nascita e morte.
Negli scritti del Daishonin si trovano pochi passi in cui uno di questi principi è menzionato senza che lo sia anche l'altro. Nella maggior parte dei casi, entrambi appaiono insieme per esprimere lo stato vitale o il beneficio del conseguimento della Buddità nella forma presente.5

La causalità dei "semi degli opposti" e la Legge mistica della "trasformazione del veleno in medicina"

Letteralmente "illusioni e desideri" e "Illuminazione" sono concetti diametralmente opposti. Lo stesso si può dire dei termini "le sofferenze di nascita e morte" e "Nirvana". Anzi, sono le illusioni e i desideri e le sofferenze di nascita e morte a essere simili.
Come è noto, il Budda Shakyamuni percepì che le illusioni e i desideri - cioè l'avidità, la collera e la stupidità - svolgono un ruolo causale nella creazione delle sofferenze di nascita e morte.
Una visione siffatta della causalità ebbe come risultato la diffusione del Buddismo hinayana, volto a sradicare le illusioni e i desideri per potersi liberare da queste sofferenze fondamentali. Tuttavia, questo modo di praticare il Buddismo ingenerò nelle persone il disprezzo verso le sofferenze di nascita e morte, dalle quali tentavano di fuggire a tutti i costi. Ciò accadde perché tale pratica era unicamente indirizzata a eliminare le illusioni e i desideri (il male), sulla base di un concetto parziale di causalità, secondo cui il male era l'unico risultato possibile del male. Sulla base di una tale visione della causalità, gli sforzi di sradicare completamente il male erano destinati a essere frustranti e, in definitiva, vani.
Sebbene le dottrine mahayana provvisorie insegnassero che "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana", la pratica effettiva di queste dottrine consisteva nell'aspirazione al conseguimento della Buddità attraverso l'accumulo infinito di buone cause - come dimostrato dall'idea di eseguire pratiche austere nel corso di molte vite - oppure affidandosi e dipendendo da un Budda assoluto e trascendente per ottenere la salvezza.
Ma in fin dei conti queste pratiche e dottrine mahayana inducevano le persone a detestare le sofferenze di nascita e morte e a cercare di sfuggire a questo mondo. Ciò accadeva perché tali pratiche e dottrine erano basate su un concetto parziale di causalità, secondo cui il bene può essere prodotto solo dal bene. Coloro che conducevano una pratica del bodhisattva in maniera autonoma potevano solo sperare di ottenere l'Illuminazione in un tempo inconcepibilmente lontano; coloro che si affidavano all'intervento di un Budda assoluto, come Amida, speravano di liberarsi dal mondo di saha e rinascere nelle "buone circostanze" della Pura terra, dove poter riprendere i loro sforzi per accumulare buone cause. In un caso e nell'altro non c'era nessuna garanzia di ottenere il frutto della pratica nell'esistenza presente. In definitiva questa seconda prospettiva causale era semplicemente il rovescio di quella secondo cui il male produce soltanto altro male.
Comunque sia, le persone la cui vita era incatenata alle illusioni, ai desideri e alle sofferenze di nascita e morte erano naturalmente incapaci di conquistare la vera gioia di liberarsi da quelle catene, e non esisteva per loro nessuna reale speranza o fiducia di conseguire l'Illuminazione.
Riguardo all'approccio erroneo degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto nei confronti delle illusioni, dei desideri e delle sofferenze di nascita e morte e del loro rapporto con l'Illuminazione e il Nirvana, il Daishonin afferma: «Il cuore degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto consiste nel fatto che una persona dovrebbe sradicare le illusioni e i desideri, disprezzare le sofferenze di nascita e morte e cercare l'Illuminazione e il Nirvana in qualche altro luogo. Lo spirito del Sutra del Loto è che le illusioni e i desideri sono Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana».6
Che cosa significa dunque considerare le illusioni e i desideri e le sofferenze di nascita e morte come inseparabili dall'Illuminazione e dal Nirvana? In uno scritto dal titolo Cosa significa ascoltare per la prima volta il veicolo del Budda,7 indirizzato al discepolo laico Toki Jonin, il Daishonin afferma che l'essenza delle persone comuni che praticano il Sutra del Loto consiste nel concetto dei "semi degli opposti".8 "Semi degli opposti" significa che ciò che è contrapposto (le illusioni e i desideri e le sofferenze di nascita e morte) all'effetto - o frutto del conseguimento della Buddità - diviene la causa, o seme, per il conseguimento della Buddità.
Ciò significa che i concetti parziali di causalità - la visione secondo cui il male è il solo possibile risultato del male e la visione secondo cui il bene è il solo possibile risultato del bene - sono inadatti per ottenere l'Illuminazione. In ultima analisi, una distinzione così netta tra bene e male induce le persone a perdere la speranza, rassegnandosi a vivere in mezzo al male.
Il fatto che ai tempi del Daishonin molte scuole buddiste si allontanassero dalla realtà piegandosi a un gretto elitarismo - con al vertice un piccolo gruppo di praticanti o preti - fu probabilmente dovuto all'incapacità di infondere speranza alla gente in quell'epoca malvagia e corrotta, proprio a causa di questa visione del bene e del male come elementi separati e distinti.
Probabilmente il Daishonin diede tanto risalto ai "semi degli opposti" perché si era reso conto che, per avere un'autentica speranza nella vita, era cruciale che le persone conoscessero una diversa visione della causalità, secondo cui il bene può emergere dal male - cioè la possibilità che qualcosa di negativo possa essere trasformato in qualcosa di positivo.
In Cosa significa ascoltare per la prima volta il veicolo del Budda il Daishonin spiega che questa casualità dei "semi degli opposti" equivale a "trasformare il veleno in medicina". Questo principio insegna che, proprio come un bravo medico è in grado di usare una sostanza tossica o il veleno come medicina, attraverso il potere della Legge mistica possiamo trasformare i tre sentieri delle illusioni e dei desideri, del karma e della sofferenza9 nelle tre virtù del corpo del Dharma, della saggezza e dell'emancipazione.10 Così le illusioni e i desideri diventano Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte diventano Nirvana.
Nello stesso scritto il Daishonin conclude che soltanto quando nutriamo una profonda fede nel fatto che i tre sentieri sono di per sé le tre virtù possiamo superare le sofferenze di nascita e morte; solo allora si può dire che abbiamo ascoltato il Sutra del Loto nel suo vero significato.11 In altri termini, quando crediamo nel profondo del cuore che le illusioni e i desideri sono Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana, la nascita e la morte non diventano più una fonte di sofferenza. Allora siamo veramente in grado di "ascoltare il Sutra del Loto".
Il principio dei "semi degli opposti" significa anche "aprire e fondere i semi degli opposti", ovvero unire cose che sono in opposizione fra loro e rivelarne il significato più profondo, comprendendole in un contesto più grande. Nel caso delle "illusioni e i desideri sono Illuminazione" e delle "sofferenze di nascita e morte sono Nirvana", "illusioni e desideri" e "sofferenze di nascita e morte", in opposizione a "Illuminazione" e "Nirvana", assumono un nuovo significato.
Proprio perché soffriamo possiamo recitare seriamente davanti al Gohonzon. La determinazione di affrontare le nostre sofferenze fa sì che il potere fondamentale insito nella nostra vita emerga in modo più vigoroso.
In quel momento le nostre sofferenze - cioè le nostre illusioni e i nostri desideri - sono già divenute cause per l'Illuminazione; si può addirittura affermare che le nostre illusioni e i desideri contengono in sé l'Illuminazione. In un certo senso, le illusioni e i desideri stessi sono soggetti a un cambiamento qualitativo: da "illusioni e desideri che causano sofferenza" diventano "illusioni e desideri che possono essere trasformati in Illuminazione". Ciò è possibile tramite il potere di Nam-myoho-renge-kyo, la Legge mistica della simultaneità di causa ed effetto.

Siamo Budda esattamente così come siamo

Non può esserci conseguimento della Buddità senza illusioni e desideri e senza sofferenze di nascita e morte. Conseguire la Buddità non significa diventare una sorta di essere sovrumano e trascendente. Questo è un punto che Josei Toda sottolineava continuamente. Una volta osservò: «"Le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" descrivono un tipo di vita in cui assaporiamo uno stato di felicità e una completa pace della mente, vivendo con le nostre illusioni e desideri così come sono. [...] L'Illuminazione non è niente di straordinario. Dato che abbiamo illusioni e desideri possiamo provare appagamento, e poiché ci sentiamo appagati, possiamo sperimentare la felicità. Svegliarsi ogni mattina con un senso di benessere fisico e con appetito, godere di ciò che facciamo ogni giorno e non sentirsi preoccupati o ansiosi per la vita: vivere in questo modo è Illuminazione. Non è nulla di eccezionale. Non dobbiamo dare una cattiva interpretazione del principio "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" pensando che diventeremo degli esseri assolutamente straordinari».12
Toda era un esempio nell'arte di essere se stessi così come si è. Esteriormente era una persona comune, sotto tutti gli aspetti, ma la sua mente era intensamente concentrata sullo sviluppo della Soka Gakkai. Il suo senso di responsabilità per kosen-rufu rispecchiava il suo maestoso stato di Illuminazione. Accarezzando il fervente desiderio di realizzare kosen-rufu Toda mostrò un impegno per questa causa tale da trascendere la vita e la morte, basandosi sul grande stato vitale che descriverei come "l'Illuminazione che si manifesta come senso di responsabilità".
Essere così come siamo significa perfezionare continuamente la nostra vita restando noi stessi. In altre parole, significa che compiere la nostra rivoluzione umana non è altro che mostrare la prova concreta del conseguimento della Buddità nella forma presente. I principi secondo cui "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" trovano effettiva realizzazione nella nostra vita, nel bel mezzo della nostra sfida attraverso la fede.
Impegnarsi con lo spirito che "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" è una fonte di gioia. Non c'è gioia più grande che sviluppare la profonda consapevolezza che «le persone comuni sono identiche al più alto livello dell'essere»,13 e «si è Budda sia nella vita che nella morte».14
I nostri sforzi per conseguire la Buddità nella forma presente, e con ciò incarnare i principi secondo cui "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana", sono sempre caratterizzati dalla gioia. Per esempio, quando facciamo fronte ai problemi e alle sofferenze direttamente, e raccogliamo la saggezza per trovare un modo di superarli, quasi senza accorgercene arriviamo ad assaporare uno stato di gioia immensa; le nostre vite traboccano di una potente forza vitale che ci consente di considerare ciò che ci è accaduto secondo una diversa prospettiva e affrontare tutto con facilità.
Lo stato vitale del Budda è per sua natura pervaso dalla gioia della Legge di essere giunti alla verità fondamentale. Avendo acquisito uno stato di immortalità, la vita del Budda fluisce eternamente, con la gioia di essere vivi. Manifestare la Buddità significa far emergere la gioia del Budda dalla profondità del nostro essere.
Se sosteniamo la Legge mistica e abbiamo coraggio, la forza vitale della Buddità, che ci permette di superare ogni tipo di difficoltà, sgorgherà da dentro. Se nutriamo un'invincibile speranza che brilla coraggiosamente anche di fronte ai più amari insuccessi, quella forza vitale non si esaurirà mai.
Attraverso il potere della Legge mistica arriviamo a comprendere che, nonostante i problemi e le difficoltà, possediamo la forza interiore di affrontarli e superarli. Dedicandoci al grande obbiettivo di kosen-rufu ci rendiamo conto che i nostri problemi e le nostre preoccupazioni possono servire da forza motrice per cambiare la nostra vita per il meglio e con ciò dimostrare la validità del Buddismo di Nichiren. Comprendiamo che il nostro rifiuto di essere sconfitti dalla sofferenza può diventare una fonte di ispirazione e coraggio per molti altri. Mantenendo uno spirito combattivo per kosen-rufu, possiamo arrivare a comprendere che siamo originariamente dei Budda.
Il Sutra del Loto parla di «cuori colmi di grande gioia».15 Nella Raccolta degli insegnamenti orali, l'espressione «grande gioia» è annotata con le parole «le illusioni e i desideri sono Illuminazione, le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana».16 Lo stato vitale del conseguimento della Buddità nella forma presente, la consapevolezza che le illusioni e i desideri sono Illuminazione e le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana sono di per sé la più grande di tutte le gioie.
La Raccolta degli insegnamenti orali continua: «Il brano si riferisce alla grande gioia che si sperimenta quando si comprende per la prima volta che la propria mente fin dal principio è stata il Budda. Nam-myoho-renge-kyo è la più grande di tutte le gioie».17
I principi secondo cui "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" indicano che possiamo condurre vite appaganti in cui possiamo trovare gioia perfino nella sofferenza e nei dispiaceri.
Mi vengono in mente le parole di Tolstoj: «Gioisci! Gioisci! Il lavoro della propria vita, la propria missione è una gioia. Gioire per il cielo, per il sole, per le stelle, per le piante, gli alberi, gli animali e per i propri compagni. Sii sempre attento che nulla distrugga questa felicità. Se venisse distrutta, significa che in qualche modo hai fatto un errore. Trova quell'errore e correggilo».
Nelle parole del grande autore «il lavoro della propria vita, la propria missione è una gioia» certamente riecheggia la profonda filosofia del Buddismo. La nostra pratica buddista ci consente di sentire una tale gioia, profonda e duratura. Tolstoj dice che dovremmo trovare quell'errore che distrugge la felicità e agire per correggerlo. Dal punto di vista del Buddismo ciò corrisponde alla pratica di trasformare positivamente le illusioni e i desideri e le sofferenze di nascita e morte - cioè interiorizzare i principi secondo cui "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" e impegnarci per cambiare il nostro karma.
Noi della SGI che abbracciamo e pratichiamo la Legge mistica, sebbene possiamo sperimentare dei periodi di sofferenza o illusione, stiamo veramente percorrendo la via dei campioni di insuperata saggezza e filosofia. Attraverso la fede nel Buddismo di Nichiren possiamo trasformare positivamente il veleno attraverso la grande benefica medicina della Legge mistica.
Il Daishonin scrive: «Attraverso lo straordinario potere del carattere myo, o "mistico", questo veleno [delle illusioni e dei desideri e delle sofferenze di nascita e morte] si trasforma nella comprensione che le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana e le illusioni e i desideri sono Illuminazione».18
La Legge mistica è l'insegnamento per conseguire la vittoria assoluta nella vita. La validità del Buddismo di Nichiren, che consente a tutte le persone di accedere all'eredità della Legge fondamentale di vita e morte, è dimostrata dal numero sempre crescente di coloro che, basandosi sulla Legge mistica, stanno conducendo vite vittoriose, con la consapevolezza che "le illusioni e i desideri sono Illuminazione" e "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana".


Note

1) Shramana (sanscr.): colui che cerca la Via. In India, originariamente indicava gli asceti, gli eremiti, chi chiedeva l'elemosina o ogni altro praticante religioso che aveva abbandonato la via secolare e la propria casa per andare in cerca della verità. Più tardi il termine venne a indicare principalmente colui che rinuncia al mondo per praticare il Buddismo.
2) RSND, 1, 191; cfr. SND, 4, 225.
3) Trasformare il veleno in medicina: è il principio secondo cui le illusioni, i desideri e le sofferenze possono essere trasformati in beneficio e in Illuminazione grazie al potere della Legge. La frase appare in un passo del Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna: «Un grande medico che può trasformare il veleno in medicina». Nella sua opera Il significato profondo del Sutra del Loto, T'ien-t'ai dice: «Il fatto che in questo sutra fu conferita la profezia dell'Illuminazione alle persone dei due veicoli significa che esso può trasformare il veleno in medicina». La frase «trasformare il veleno in medicina» è spesso citata per mostrare che qualunque sofferenza o problema possono essere trasformati nella più grande felicità e soddisfazione.
4) RSND, 1, 191; cfr. SND, 4, 226.
5) Ad esempio, il Daishonin dice: «Ma quando, attraverso il Sutra del Loto, meditiamo momento per momento sul significato della triplice contemplazione in una singola mente e sul principio dei tremila regni in un singolo istante di vita, ci rendiamo conto che noi stessi siamo il Tathagata dell'Illuminazione originale. Allora le nuvole dell'ignoranza si allontaneranno e la luna della natura essenziale dei fenomeni risplenderà. Ci risveglieremo dai sogni dell'illusione e potremo ammirare la piena luna dell'Illuminazione originale in tutto il suo splendore. Questa forma carnale ricevuta alla nascita dai nostri genitori, questo corpo legato alle illusioni e ai desideri, non è altro che il Tathagata che è sempre esistito e non si estinguerà mai. Questo è ciò che si chiama il conseguimento della Buddità nella forma presente, la profonda consapevolezza che le illusioni e i desideri sono Illuminazione e che le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana» (WND, 2, 85). Scrive anche: «E quando il tuo defunto marito ha recitato Nam-myoho-renge-kyo sul letto di morte, le azioni malvagie di una singola esistenza e del passato senza inizio si sono trasformate nei semi della Buddità. Questo è ciò che si intende con gli insegnamenti chiamati "le illusioni e i desideri sono Illuminazione", "le sofferenze di nascita e morte sono Nirvana" e "il conseguimento della Buddità nella forma presente"» (WND, 2, 760).
6) GZ, 821. Da Oko Kikigaki (Le lezioni trascritte); non incluso nei WND.
7) In questo scritto il Daishonin afferma che ci sono due tipi di pratica del Sutra del Loto: "aprire e fondere i semi di specie simili" e "aprire e fondere i semi degli opposti". Indica che abbracciando il Sutra del Loto si possono cambiare i tre sentieri delle illusioni e dei desideri, del karma e della sofferenza nelle tre virtù del corpo del Dharma, della saggezza e dell'emancipazione, e si può conseguire la Buddità nella forma presente.
8) WND, 2, 741.
9) Tre sentieri delle illusioni e dei desideri, del karma e della sofferenza: sono chiamati sentieri perché l'uno conduce all'altro. Le illusioni e i desideri, che includono avidità, collera, stupidità, arroganza e dubbio, danno origine ad azioni che creano cattivo karma. L'effetto di questo cattivo karma si manifesta come sofferenza. La sofferenza aggrava le illusioni e i desideri, conducendo a ulteriori azioni sbagliate, che a loro volta producono altro cattivo karma e sofferenza.
10) Le tre virtù del corpo del Dharma, della saggezza e dell'emancipazione: i tre attributi di un Budda. Il corpo del Dharma indica la verità che il Budda ha compreso, o il vero aspetto di tutti i fenomeni; la saggezza è la capacità di percepire questa verità; l'emancipazione significa lo stato dell'essere che è libero dalle sofferenze di nascita e morte.
11) Il Daishonin scrive: «Domanda: quali benefici otteniamo ascoltando questa dottrina [secondo cui i tre sentieri sono di per sé le tre virtù]? Risposta: Questo è ciò che significa udire il Sutra del Loto per la prima volta. Miao-lo afferma: "Se una persona ha fede nell'insegnamento secondo cui i tre sentieri delle illusioni e dei desideri, del karma e della sofferenza non sono altro che le tre virtù del corpo del Dharma, della saggezza e dell'emancipazione, allora egli sarà in grado di attraversare i due fiumi della trasmigrazione e avanzare nel triplice mondo. E quando le persone comuni nell'Ultimo giorno della Legge udranno questa dottrina, non solo conseguiranno la Buddità, ma anche i loro padri e le loro madri conseguiranno la Buddità nella loro forma presente» (WND, 2, 744).
12) Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), vol. 2, p. 162.
13) Raccolta degli insegnamenti orali, Buddismo e società, n. 110, p. 49.
14) L'inferno è la Terra della Luce tranquilla, RSND, 1, 403; cfr. SND, 5, 195.
15) SDL, 152.
16) Raccolta degli insegnamenti orali, Buddismo e società, n. 124, p. 54.
17) Ibidem.
18) WND, 2, 585-86.

lunedì 22 marzo 2010

felicità


Colloqui con il direttore generale Tamotsu Nakajima:
Le basi della fede buddista e l’attività nella Soka Gakkai - prima parte
Per vivere bene
Prende il via una serie di interviste con Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, che verranno pubblicate sul primo numero di ogni mese.

Redazione: In questa nuova fase dello sviluppo del movimento buddista in Italia, si sente l’esigenza di approfondire la fede, l’attività, la relazione con il nostro maestro. Cominciamo dalla fede: la Soka Gakkai è nata per realizzare il desiderio del Budda originale Nichiren Daishonin. Qual è il desiderio più grande del Daishonin?

Nakajima: Il suo desiderio è che tutte le persone siano felici, nessuna esclusa. Tutti hanno il diritto di essere felici. Dico proprio diritto. Ognuno ha dentro di sé la Buddità e può manifestarla attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo al Gohonzon.

Redazione: Quando dici felicità a cosa ti riferisci?

Nakajima: Dal punto di vista del Buddismo la felicità equivale all’Illuminazione: l’eterna felicità assoluta che ci fa comprendere profondamente la vita e la “missione” della vita.

Redazione: Cosa intendi con il termine “missione”?

Nakajima: Comprendere con la vita come si riesce a vivere bene, liberi da qualsiasi influenza del karma.

Redazione: Ma qual è il significato esatto del termine giapponese che indica “missione”?

Nakajima: In giapponese si dice shimei: shi vuol dire “usare” e mei “vita”. È uguale al significato italiano?

Redazione: In italiano non ha un significato così profondo e preciso, è più generico: missione viene dal latino mittere, che vuol dire “mandare”, solo al quarto significato leggiamo sul vocabolario: “attività svolta con piena dedizione verso gli altri”.

Nakajima: Capisco. Ognuno può usare la vita per vari scopi, ma dal punto di vista del Buddismo del Daishonin si usa la vita per far ottenere a tutti, indistintamente, la Buddità.

Redazione: Quindi il desiderio del Budda è che tutti gli esseri viventi raggiungano la Buddità. Quando dici esseri viventi a chi ti riferisci?

Nakajima: Si intendono gli esseri senzienti, ma anche all’interno della categoria degli esseri senzienti, gli “esseri” umani sono diversi dagli “esseri” animali. Gli umani possono agire direttamente per ottenere la Buddità, gli animali, ma anche le piante e le pietre, la ottengono in conseguenza degli esseri umani.

Redazione: Come definiresti un praticante buddista?

Nakajima: Il buddista, attraverso la sua pratica costante, cerca di realizzare in questa vita la felicità assoluta cerca di comprendere il senso della vita stessa. Ciò significa vivere ogni istante con la gioia che viene da dentro di noi, senza dipendere dalle situazioni esterne. Quindi il buddista “cerca” di realizzare questa condizione vitale: è sempre in cammino “per” realizzare questo stato vitale. La Buddità non è una condizione fissa: un momento dopo che l’hai ottenuta scompare: non dobbiamo pensare “adesso ho ottenuto la Buddità, posso star tranquillo, non scomparirà più”. Perciò è importante come noi riusciamo a vivere bene di attimo in attimo: insomma lo sforzo continuo in questa direzione ci qualifica come buddisti. Dobbiamo recitare Daimoku fino all’ultimo istante di vita.

Redazione: È dunque un processo che non si ferma mai. In questo cammino, in questa lotta, anche l’ambiente che sta intorno a un praticante ha degli effetti positivi?

Nakajima: Senz’altro l’atteggiamento di usare in continuazione la vita nel senso che dicevo prima comporta un effetto molto positivo nel nostro ambiente. Una volta che si è conosciuto il Buddismo è assolutamente necessario metterlo in pratica: la conoscenza da sola non serve a nulla.
È fondamentale applicare l’insegnamento del Daishonin nella vita quotidiana. Anche una singola frase. Non è importante sapere tante cose. Sapere è conoscenza, mettere in pratica è saggezza. La vita è in continuo cambiamento, quindi anche la saggezza va tirata fuori e applicata di momento in momento.

Redazione: Se noi volessimo approfondire nel Gosho il desiderio del Budda originale, quale scritto del Daishonin ci consiglieresti? Nella tua esperienza attraverso quale Gosho hai maturato la consapevolezza di questo desiderio?

Nakajima: Cercavo di leggere i Gosho che erano utili per la mia vita. Essendo per natura pigro e arrogante mi sono stati utili i Gosho che insegnano l’intensità con la quale in ogni attimo bisogna impegnarsi nella vita. Mi piacciono moltissimo gli scritti di Nichiren Daishonin e uno in particolare, Risposta a Ueno, in cui egli parla del desiderio di ottenere la Buddità e dell’atteggiamento nella fede: come un affamato che desidera il cibo, un assetato acqua, un malato la medicina per guarire, o un innamorato la persona che ama. Bisogna praticare il Buddismo con questa intensità, con questo desiderio, altrimenti – scrive Daishonin – ti pentirai. Mia madre, per insegnarmi l’altruismo, mi diceva: «Quando sei sull’autobus, se fossi con me cercheresti un posto per farmi sedere? Sì? Allora pensa che tutte le donne che incontri sull’autobus hanno un figlio: trattale come se fossero tua madre». Io avevo bisogno di questi insegnamenti pratici. Li ho cercati anche nel Buddismo: Nichiren dice che, essendo la nostra vita eterna, tutte le donne sono state nostra madre e tutti gli uomini nostro padre, per cui dobbiamo rispettare tutti. Questo tipo di esempio del Gosho mi ha insegnato ad aver rispetto per ogni persona.

Redazione: Dunque tu leggevi, e leggi, il Gosho e cerchi di metterlo in pratica. Lo leggi alla lettera o cerchi di interpretarlo?

Nakajima: Non ho mai fatto interpretazioni del Gosho, fin da giovane. I giapponesi normalmente non fanno interpretazioni. Tornando alla domanda sul desiderio del Budda originale, rimasi impressionato dal Rissho ankoku ron: è troppo bello. È scritto con un linguaggio poetico dal suono bellissimo. Comunque in generale cerco di capire quanto è bella la vita: proprio all’inizio di Lettera a Niike Nichiren esprime questa gioia: «Come siamo fortunati noi che siamo nati nell’Ultimo giorno della Legge al tempo di kosen-rufu! Che pena mi fanno quelli che, pur essendo nati in questo periodo, non possono credere nel Sutra del Loto». Un tempo questa per me era una semplice frase, oppure pensavo «Nichiren dice così…», ma ora sento veramente il senso della grande occasione che noi abbiamo: stiamo realizzando kosen-rufu. Nella storia degli esseri umani non si è mai riusciti a realizzare la felicità per tutti, molti hanno tentato, ma non sono riusciti fino in fondo. Forse abbiamo ricevuto troppo facilmente questo insegnamento e per questo non si riesce a comprenderne lo straordinario valore.

Redazione: Quindi tu puoi dire tranquillamente, oggi, dopo aver praticato per tanto tempo, di esser felice per esser nato nell’epoca di mappo?

Nakajima: Se mi fermo e ragiono senz’altro sono contento, ma sono un comune mortale e la vita è in continuo movimento. Se per esempio sono nel traffico e arrivo in ritardo in ufficio, questo mi dà fastidio. Quindi non posso dire che in ogni istante sono contento, ma di fondo sì. Sono contentissimo di praticare e di vivere nella stessa epoca del presidente Ikeda.

Redazione: Qual è il legame della Soka Gakkai con Nichiren Daishonin?

Nakajima: Il patriarca Nichijun, a proposito della Soka Gakkai, diceva: “gruppo fushigi”: shi vuol dire “pensiero” gi “ragionamento” fu è una negazione. Vuol dire una cosa impossibile da spiegare con la ragione, quindi un legame “mistico”. Voleva dire che il cuore di Nichiren rinasce in questo gruppo della Soka Gakkai, il quale rivalorizza, mette in pratica il Buddismo di Nichiren. Il presidente Ikeda ha riferito e usa spesso questa interpretazione di Nichijun.

Redazione: Quindi i membri della Soka Gakkai sono Bodhisattva della Terra.

Nakajima: Senz’altro.

Redazione: Di questo parleremo nella prossima puntata. Grazie.

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